Dalla cucina di Lana Caprina: il grog

moby dick grog

L’immagine che salta subito alla mente pensando al grog è quella del marinaio festante su una nave pirata che si scola un bel boccale. Ubriachezza molesta, sì, ma con brio. 

D’altronde il grog non è forse un daiquiri annacquato? Ma tutte le immagini di aperitivo marinaro e gioiosa esuberanza piratesca si esauriscono qui, perchè il grog ha in realtà origini molto più melmose e molto meno allegre.

Il grog infatti ha molto a che fare con l’acqua marcia. 

Dobbiamo andare indietro fino alla metà del 1600 per scovare le origini del grog, in un’epoca in cui le grandi nazioni spedivano i loro vascelli attraverso gli oceani alla conquista di nuove terre. Parliamo quindi di viaggi che potevano durare anche anni e che avevano bisogno di grossi approvvigionamenti per sostenere i propri equipaggi.

Pensiamo all’aqua per esempio. Veniva stivata a bordo in grossi cassoni di legno, ma è facile immaginare quale fosse il suo destino: dopo pochissimo tempo l’acqua sviluppava alghe e microbi e, oltre a diventare poco salubre, assumeva un sapore davvero palustre. La soluzione a questo problema era quindi quella di mischiarla ad altro per coprirne il sapore o ancora meglio di sostituirla completamente con degli alcolici. YEY!

Ma torniamo al 1655, quando gli inglesi conquistano la Giamaica.

Se prima si erano arrangiati con birra (pure quella andava a male presto e quindi veniva consumata prima dell’acqua) e vino, la nuova acquisizione caraibica offre tra i suoi tesori il rum, un alcolico prodotto in abbondanza dalla fermentazione della canna da zucchero. Per quanto riguarda la navigazione, il rum era più durevole e occupava meno spazio.

Fu così che settanta anni più tardi fu ufficialmente introdotto nelle razioni di bordo della marina britannica. Ogni marinaio aveva diritto a circa un quarto di litro di rum al giorno che poteva a sua scelta consumare puro o diluito con acqua melmosa.

Effetto nefasto: alcuni marinai preferivano conservare le loro razioni e scolarsele tutte d’un fiato, finendo così assolutamente sbronzi. Incidenti a bordo, comportamenti riottosi e ammutinamenti potevano essere dei risultati a caso di tale abitudine.

Dovette intervenire il vice ammiraglio Edward Vernon nel 1756 per risolvere la situazione. Edward, che era chiamato Grog dagli amici per via del suo fidato cappotto di grogram (gros grain), stabilì che il rum dovesse essere diluito con l’acqua prima di essere distribuito all’equipaggio. Nasceva così il Grog.

Suo suggerimento fu anche quello di aggiungere zucchero e limone, per chi poteva permetterselo, per migliorarne ancora di più il sapore e magari anche prevenire lo scorbuto che a quell’epoca decimava i marinai.

Su una baleniera come il Pequod, quindi, il grog veniva distribuito 2 volte al giorno dal cuoco di bordo che aveva il compito di mischiarlo all’acqua e tenere conto delle razioni. Al richiamo di Up Spirits! i marinai ne ricevevano una razione alle 12 e una la sera a fine turno. Ma per loro il grog non era solo un modo per migliorare il sapore dell’acqua, ma anche per sopportare una vita dura, pericolosa e misera, che affrontavano per una paga ridicola e neppure sicura. Spesso infatti venivano pagati a fine navigazione e solo in percentuale sull’olio riportato in patria.

Ma la storia del grog non si esaurisce con i grandi vascelli del diciannovesimo secolo. Sorprenderà sapere che solo nel 1970 la marina inglese abolì definitivamente la razione di alcolici destinata ai marinai. La necessità di avere un equipaggio attento e preparato superò quella di averne uno alticcio e allegro.